C’era un tempo in cui questo blog cercava una direzione, una strada da percorrere per mostrare con successo il proprio potenziale. Erano i tempi in cui ogni settimana venivano proposte nuove rubriche, dove c’era della apprezzabile o meno sperimentazione. Una sorta di anni 70 del blog, in cui ci drogavamo pesantemente (di Pringles) raggiungendo picchi di psichedelia che solo noi potevamo percepire.Inventare una nuova rubrica sarebbe solo un nuovo tag nell’entropia della rete, per questo, oggi dedicherò il mio tempo a fare qualcosa di assolutamente infiammabile, riciclabile e con vuoto a rendere: comincerò a parlarvi delle serie attive che seguiamo e del perché lo facciamo.
ATTENZIONE: Può provocare secchezza delle fauci. Rari casi di decesso riscontrati.
Partiamo subito con la serie che potrebbe sembrare meno appropriata per dei duri come noi di Recensopoli. Ebbene, come il coniglio della pubblicità di qualche anno fa, siamo dei duri dal pelo morbido. Grey’s Anatomy è uno dei tanti discendenti di ER, dal quale prende il meglio e cancella le parti noiose e inutili. Sullo sfondo di un ospedale dove passano i casi più disparati, si intrecciano storie di amori e tradimenti tra i vari medici, riuscendo dove molte altre serie del genere non riescono: far commuovere.
Le prime tre stagioni infatti oltre a presentare personaggi piacevoli e ben caratterizzati, si distinguono per l’altissimo grado di coinvolgimento trasmesso. Dalla quarta in poi qualcosa si perde, ma rimane uno show di altissima qualità con pochissime note dolenti e rare sensazioni di deja vu.
Ci sono comunque buoni motivi per andare oltre la quarta stagione |
Perché guardare Grey’s Anatomy invece di guardare il Grande Fratello?
Perché è meglio piangere di commozione che di vergogna.
Rimpiangere i tempi di X-Files è facile ma, purtroppo, la realtà è che la serie che ha dominato gli anni 90 è invecchiata veramente male, e guardarne oggi una puntata non è così gustoso e piacevole come 10 anni fa. E la colpa è solo sua, perché involontariamente ha creato un filone di telefilm che ne hanno ereditato lo stile aumentando la qualità. È il caso di tutti i CSI e cloni per quanto riguarda il fascino di investigazione e mistero, oppure di SUPERNATURAL e simili per quanto riguarda il fantastico.
Tuttavia il vero erede di X-Files è nato solo 3 anni fa dalla fantasia di J.J. Abrams, più volte dichiaratosi fan della serie. Fringe parla infatti della omonima Fringe division, una branca dell’FBI con il compito di indagare su questioni occulte o di difficile comprensione.
Vedo-non vedo: l’occulto ha sempre un suo fascino. |
I protagonisti, tutti molto bravi e perfetti per la parte, crescono puntata dopo puntata, e dopo una prima stagione terribilmente altalenante, la serie prende una strada ben precisa, ricalcando perfettamente lo stile di X-Files, ossia proporre diversi episodi autosufficienti in contrapposizione alla storia globale che viene seguita in altre puntate (tipo le puntate sulla cospirazione per Mulder e Scully).
Se riuscite a resistere alle prime 4-5 puntate vi assicuro che non ve ne pentirete.
Perché guardare Fringe invece di guardare il TG4?
Perché almeno Fringe ogni tanto cerca di essere credibile.
Se c’è una serie che invece riesce a conquistare già dalla prima puntata, questa sicuramente è Chuck, con i suoi personaggi (inizialmente) superstereotipati ma incredibilmente piacevoli e ben amalgamati.
Come possiamo noi, poveri nerd falliti, non immedesimarci in Chuck o Morgan? Come possiamo non sperare che tutte le ore passate a giocare a Call of Duty prima o poi non ci tornino utili come al nostro protagonista?
E sopratutto, come possiamo non guardarci un film con una protagonista come Sarah?
La serie ha un suo perché (anzi due)! |
La storia è semplice ma originale, e rinnovata in modo veloce e vincente ad ogni puntata: Chuck è un ragazzo comune la cui mente viene riempita di informazioni indispensabili per i servizi segreti grazie all’Intersect, un sofisticato programma neurale che provoca al protagonista flashback carichi di nozioni importanti ogni volta che il caso lo richiede.
Oltre alla bellezza di certe scene e all’ironia sempre azzeccata, un’altro punto a favore va dato alle continue citazioni a film o videogiochi storici, sia sotto forma di dialoghi che di camei. Mi riferisco alla presenza di famosi attori della filmografia “tamarra” quasi ad ogni puntata (vedere per credere, non voglio togliervi il gusto della sorpresa).
Perché guardare Chuck invece di guardare Colorado Cafè?
Perché con Chuck si ride.