Pensate che Facebook sia semplicemente la chat del momento? Che al suo interno sia tutto bit e niente cuore? Che dietro la bacheca più dinamica della storia ci sia solo un’idea brillante trasformata in righe di codice? Ebbene, vi sbagliate, perché dietro tutto ciò c’è una mente geniale, il nuovo Bill Gates, il futuro dominatore invisibile del mondo.Forse non è proprio questo il messaggio che vuole trasmetterci l’ultima fatica di David Fincher, ma se consideriamo che la maggior parte delle cose viste nel film sono vere, le similitudini con la carriera del caro vecchio Bill non sono poi così poche.
Il film, ispirato ad un racconto di successo, racconta in maniera un po’ romanzata (spero) la vita di Mark Zuckerberg, il giovane creatore di Facebook. Quel che abbiamo davanti non è altro che l’ennesimo biopic di un personaggio famoso. Ciò che però salta subito all’occhio è che, una volta tanto, si tratta di un personaggio tuttora in vita, che è riuscito a stravolgere il modo di vivere dei più in pochissimi anni. Se infatti abbiamo imparato qualcosa dal piacevolissimo I pirati di Silicon Valley, è che nemmeno Bill Gates e Steve Jobs sono stati in grado di imporsi in così poco tempo con risultati altrettanto evidenti. È vero però che il mondo oggi corre più veloce di 30 anni fa e il paragone più appropriato sarebbe con i simpatici creatori di Google, la vera dominatrice dell’universo, quell’assurda macchina di denaro che più tu cerchi di battere facendo un sito super fighissimo, più lei ne guadagna rimanendo sempre un passo avanti a te.
Proprio come nel film sui creatori di Microsoft e Apple, questo film racconta fatti reali incrociati con eventi recenti. Il regista cerca di soffermarsi sui dettagli della vita di Zuckerberg, ma facendolo rende solo meno percepibile il segreto del suo successo. Il protagonista infatti viene dipinto come il classico nerd che, mentre il mondo si diverte e gioca a fare l’amore, si ritrova al buio della sua cameretta a discutere con il proprio computer i dettagli per la conquista del potere (e delle femmine) attraverso complessi algoritmi matematici. Certo, la scelta dell’attore non è proprio la più azzeccata esteticamente, e l’interpretazione evidenzia un personaggio tutt’altro che umile, sempre esaltato e raramente insicuro. Al contrario però, gli eventi raccontati lo vorrebbero dipingere molto più incerto e dubbioso nella ricerca della strada per il successo. Successo che arriverà solo quando entrerà nella sua vita Sean Parker, il creatore di Napster.
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Stranamente per David Fincher, non c’è nessun serial killer e nessun personaggio schizofrenico, ma, come nel suo recente Benjamin Button, anche qui il protagonista sembra essere nato già vecchio, questa volta però mentalmente, sopratutto per colpa della recitazione di Jesse Eisenberg.
La visione scorre bene e la narrazione mantiene sempre alto l’interesse, raccontando le parti migliori della storia e ignorando i dettagli probabilmente più inutili. Ciò che ne rimane è un gran bel film!
E ora scusatemi, vado su Facebook a cliccare MI PIACE.
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