Tutto (probabilmente) cominciò con Super Mario: qualcuno pensò che farne un cartone animato sarebbe stata una buona idea. Sega fece la stessa cosa col suo Sonic, per non farlo sembrare meno prestigioso. Con miglior successo rispetto alle produzioni live action, sembrò che il mercato televisivo avesse trovato veramente una nuova fonte da cui attingere.
Invece, forse a causa della mancanza di personaggi altrettanto carismatici (???), la cosa rimase in stallo per una dozzina d’anni, fin quando la Square notò che i video di intermezzo dei propri Final Fantasy erano sufficientemente spettacolari da poter diventare film. Nacque così il FF di celluloide che, nonostante le critiche, fu il primo tentativo di abbandono dello stile cartoonesco a cui ci avevano abituato la Pixar e la Dreamworks e divenne il film perfetto per mostrare a tutti la potenza del proprio impianto home theatre.L’esperimento fu ritentato qualche anno dopo raccontando questa volta una storia più vicina al mondo di Final Fantasy, accontentando finalmente i fan della serie. Nel frattempo partirono altri progetti televisivi come Street Fighter Victory e più tardi Devil May Cry.
“E c’era pure chi li guardava!” |
Dal momento che l’industria dei videogiochi era ormai diventata una cosa seria, il passo era inevitabile, proprio come lo fu negli anni ’70/’80 per i fumetti. Ciò che invece forse nessuno si aspettava era che queste case miliardarie avrebbero avuto la faccia tosta di ostentare il proprio prestigio facendo uscire pellicole strettamente legate alla promozione del videogioco appena prodotto. Fu così che nacque Resident Evil Degeneration, un ottimo film in CG che sfruttava al meglio i personaggi del videogioco. I tentativi più sfacciati furono però quelli di Dead Space e Dante’s Inferno, che ci regalarono due pellicole assolutamente fini a se stesse con l’unico scopo di aumentare il mito attorno ai rispettivi giochi.
Conscio di aver saltato qualche titolo, vorrei ora concentrare l’attenzione su un progetto arrivato da oriente: il film sul Professor Layton.
“Corro subito a vederlo!” |
Per quanto il passaggio fosse esteticamente e tecnicamente naturale (quasi tutti i rispettivi videogiochi per NDS hanno una grafica a cartone), la vera difficoltà consisteva nel creare una storia che continuasse a parlare di enigmi (il vero fulcro del vg) senza renderlo un prodotto di nicchia. La sfida è stata vinta, e L’eterna Diva ne esce come un film per famiglie piacevole e ben sviluppato. Ahinoi, il racconto ha uno stile un po’ particolare e si capisce che manca qualcosa, ma pur essendo io un grande detrattore dell’animazione giapponese, posso tranquillamente ritenermi soddisfatto di questo titolo.
Il film comincia avvisandoci che tutto sarà strettamente legato al quarto capitolo del videogioco (non ancora uscito in Italia), ma la cosa non peserà più di tanto a chi non conosce il titolo, anche perché non verrà persa l’occasione per ripresentarci i protagonisti da zero.
Gli ENIGMA |
La storia attinge un po’ a tutta la letteratura gialla e thriller mondiale, catapultandoci in un esperimento in cui solo il più capace e intelligente si salverà, a discapito della vita degli avversari. La presenza del Professore e del suo aiutante acquista senso grazie ad una serie di enigmi (più che altro banali o assurdi) che fortunatamente vengono liquidati senza eccessive perdite di tempo, mantenendo alta l’attenzione e rilassandoci con piacevoli scene d’azione.
In fin dei conti la pellicola è addirittura adatta agli amanti dei cartoni alla Miyazaki, incentrati sia sui personaggi che sull’estetica.