In trance

ipnosi-per-tuttiGli ingredienti per appassionare ci sono tutti: una rapina, personaggi violenti, un segreto nascosto da ricostruire un po’ alla volta, attori di qualità e ovviamente, un regista che ha sbagliato poco nella sua vita.

E infatti In trance parte molto bene, con la voce fuori campi del protagonista che racconta quanto possa essere difficile gestire la sicurezza durante un’asta pubblica, proprio mentre sullo schermo ci viene mostrata la rapina stessa.

In pochi minuti viene fuori che il colpo è solo parzialmente riuscito, poiché uno dei protagonisti non ricorda dove ha lasciato l’oggetto rubato. Per ricordarlo – non prima di essere stato riempito di botte e accusato di doppio gioco – chiederà l’aiuto di una brava ipnotista.

Il film parte molto bene, ma un po’ alla volta le parti più interessanti – ossia l’ipnosi e la rapina stessa – cominciano a perdersi, e il film cambia radicalmente stile, diventando un più classico triller basato sulle morbosità e perversioni dei protagonisti.

Quello che poteva essere uno dei film più interessanti e originali della stagione, finisce per cadere nel calderone di film già visti, un po’ come se Inception a metà film diventasse Il collezionista di ossa.

IN UN AGGETTIVO: Sprecato

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