Quando per la prima volta comprai il dvd di X-Men, rimasi piacevolmente colpito dalla trama, dagli effetti speciali e sopratutto dalla perfetta alchimia dei personaggi.
Poi arrivarono una serie di sequel, prequel e spin-off, e il mio interesse cominciò a scemare…
Sarà riuscito Bryan Singer a rimettere ordine a tutta la confusione prodotta negli anni?
Andiamo per gradi.
Se il primo X-Men può essere considerato il padre dei cinefumetto che si prende dannatamente sul serio, il secondo confermò l’interesse del pubblico verso questo tipo di produzioni.
Batman e Superman erano già arrivati da un pezzo, ma nel loro caso, l’origine cartacea venne marcata, a discapito di credibilità e verosimiglianza. Con X-Men, invece, furono privilegiate tematiche più mature (razzismo e paura per l’evoluzione).
Seguì un terzo capitolo dimenticabile, incentrato unicamente sugli effetti speciali.
Invece di valutare se tirare avanti la saga come si deve o interromperla definitivamente, inaspettatamente qualcuno si alza, va alla lavagna e scrive WOLVERINE…
Piuttosto che ridergli in faccia, i produttori prendono sul serio l’idea di fare un pessimo film incentrato unicamente sul Ghiottone…
Poi, per fortuna, la svolta. Si fa il Prequel. Si cambiano quasi tutti gli attori mantenendo, però, la stessa mitologia.
X-Men: L’inizio, a dispetto delle basse aspettative, si dimostra un titolo tecnicamente tripla AAA e allo stesso tempo d’autore.
Incredibilmente, i due protagonisti riescono a non far rimpiangere nemmeno per un istante Ian McKellen e Patrick Stewart.
Il pubblico si è affezionato, urge un seguito!
E invece no… si fa un altro Wolverine, così… tanto per…
Dimenticati velocemente quei due incidenti di percorso, escono le prime filmaggini del nuovo film: l’hype per il crossover vecchi X-Men vs. nuovi X-Men è alto già dal primo trailer.
Gli ingredienti per non sbagliare c’erano tutti: i principali protagonisti delle saghe, i viaggi nel tempo e Peter Dinklage. Cosa poteva andare storto?
Ebbene, diciamo subito che il film si meriterebbe un 6 politico… facciamo anche 7, toh. Sì, il ragazzo è intelligente ma non si applica.
Presi singolarmente, gli elementi precedentemente indicati fanno tutti il loro dovere. Il viaggio nel tempo ha i suoi paradossini interessanti, gli attori fanno quello che devono fare, e Peter Dinklage ha dei baffi stupendi.
Purtroppo, tutti questi elementi buttati nel calderone portano ad un risultato che non spicca, nè nel viaggio nel tempo, nè nel rapporto tra gli X-Men, nè nelle motivazioni che spingono il (pseudo) cattivo di turno a fare ciò che fa.
In particolare i rapporti tra gli attori sembrano rimasti fermi alla fine di X-Men: L’inizio, senza mostrare la benché minima evoluzione. Come se volessero dire: “tanto c’è di mezzo un viaggio nel tempo e alla fine tutto andrà perduto”.
Tutto sommato il prodotto rimane piacevole, una buona alternativa agli Avengers, ma se me lo doveste chiedere, affermerei di esserne rimasto deluso.