MDSPVI: Heavy Rain

Dopo una lunghissima attesa torna la rubrica più amata da vecchi rachitici e bambini con disturbi dell’attenzione (toh, guarda: una farfalla), indirizzata sopratutto a chi ha amici che collezionano talmente tanti achievement da farlo sentire un fallito mentre lucida le 5 medaglie vinte alle elementari per partecipazione a eventi sportivi (a cui non ha partecipato).

Come per ogni bella favola che si rispetti, noi videogiocatori impediti sogniamo di svegliarci un giorno e, all’ennesimo sfottò del nostro amico sulle nostre INcapacità, prendere in mano il pad e spaccargli il culo a Call of Duty, scoprendo tra l’altro che la sua bravura è solo dovuta ad un’XBox jtaggata nascosta dietro la televisione.No, ok, non succederà mai, e tu (sì, proprio tu), mettiti bene in testa che gli sparatutto non sono cosa per te, e anche se riuscissi a finirli in single player a livello facile (o con i cheat) non sarai mai all’altezza dell’online! Per nostra fortuna esistono giochi in grado di farti rivalutare le tue skill senza essere etichettato come quello che fa i giochi da femmina (a proposito, smetti di parlare di The Sims e di Wii se ci tieni alla reputazione).

Il gioco in questione è un gioco che piace alle femmine, ma attenzione, la femmina media non ci vorrà giocare, ma si accontenterà di vederti farlo. Esatto, Heavy Rain è uno di quei rarissimi casi in cui avere un pad senza saperlo usare ti potrebbe rendere figo agli occhi di tutti: la donna sarà ubriacata dalla trama e l’amico sborone per una volta non ti parlerà con schiacciante aura di superiorità.

Ci sono diversi motivi per giocare a Heavy Rain

Facciamo però un passo indietro e cerchiamo di capire cos’è questo Heavy Rain.

Ricordate il simpatico cacciatore di draghi che negli anni ’80 catalizzava l’attenzione di tutti quando veniva inserita una monetina nel suo cabinato? Quella specie di cartone animato in cui dovevamo solo premere tempestivamente i tasti seguendo l’ordine prestabilito? Ecco, qualcuno sembra aver notato che dopo quasi 30 anni quel gioco viene ancora riproposto in tutte le salse possibili (dalla versione C64 a quella bluray) nonostante abbia un gameplay che già definirlo tale è un ossimoro.

Dragon’s Lair in blu (senza ray)

Lo stesso gameplay è infatti tornato di moda grazie sopratutto a Shenmue (prima) e God of War (dopo): il quick time event, questo il nome che è stato dato a questa modalità di gioco, è diventato parte integrante di numerosi giochi moderni. Sfruttando questa idea, qualche anno fa uscì lo splendido Fahrenheit, un titolo in terza persona incentrato principalmente sulla trama (thriller, investigazione, horror, fantascienza, amore… non mancava nulla), una mezza avventura grafica in cui dovevamo prendere decisioni (spesso vitali) che ci avrebbero portato ad un finale oppure ad un altro. Il gioco si distingueva per numerose scene d’azione in quick time event.

“Questo blog continua a nominarmi invano!”

Dato il successo, la stessa Quantic Dream poco dopo cominciò a parlare di Heavy Rain. Come ogni titolo d’hype che si rispetti, dall’annuncio all’effettiva distribuzione nei negozi passarono diversi anni, tempo di solito sufficiente a permettere ad altre case di prendere la stessa idea e svilupparla meglio. Fortunatamente non è stato questo il caso e il gioco se ne è uscito in tranquillità, dimostrandosi il capolavoro che tanto aspettavamo.

Heavy Rain è un gioco per tutti. Lo è perché prima di poter morire devi sbagliare numerose volte le combinazioni di tasti, perché spesso anche se sbagli non muori e al massimo porti la storia ad evolversi verso il finale più sfigato. È un gioco per tutti perché ogni capitolo rimane chiuso in uno spazio limitato, rendendo l’azione veloce e tutt’altro che dispersiva. È un gioco per tutti perché ha una storia incredibilmente coinvolgente e un ritmo molto incalzante. Aggiungendo un reparto tecnico impeccabile, non è difficile capire come pure le attenzioni dei videogiocatori PRO siano state catturate, e anche se si vanteranno di averlo finito in versione superdifficilissima in 20 minuti, non avranno nessuna argomentazione da proporre a cui non potrete tenere testa.

Potete essere delle schiappe, ma il gioco lo finirete e, impersonando i 4 protagonisti, scoprirete comunque alla fine chi sia il famoso killer dell’origami.

Finalmente un videogioco serio che piace alle ragazze

Recensopoli quindi ancora una volta vi viene incontro suggerendovi di buttarvi a capofitto in un gioco ragionevolmente meritevole e degno di essere giocato. Non vi siete ancora comprati una PS3 per questa killer (dell’origami) application? Cosa state aspettando?

BONUS NONHOVOGLIA:
Sapendo che anche voi, come me, non volete perdere tempo a rigiocare più volte lo stesso gioco per vedere i diversi finali, sappiate che su youtube troverete TUTTI gli epiloghi possibili, addirittura in italiano!

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