Come nella più classica delle odissee, ieri il sottoscritto ha cominciato un viaggio esistenziale alla ricerca di un biglietto per l’ultimo film di Checco Zalone. Lunghe ore consumate per un’incidente, in una coda che si è prolungata all’ingresso del cinema in cui furbi bagarini cercavano di vendere biglietti a cifre improbabili consapevoli che quando fosse arrivato il mio turno alla cassa tutto sarebbe andato esaurito, e per non tornare a casa mi sarei dovuto guardare gli strascichi natalizi di personaggi unti di vasellina dall’accento romano o milanese. Depressione e sgomento mi assalirono, feci la mossa di tornare sui miei passi… ma l’immagine di quel barese su un’inguardabile locandina mi ricordarono perché ero li, e mi tornarono in mente le parole dell’eminente dr. B.: “vai e recensiscivilo”. Ed eccomi qua!In realtà non è successo niente di tutto ciò e il film me lo son guardato alla napoletana (che poi è abbastanza anche alla romagnola), e no, non intendo in spiaggia.
Dopo il primo film di Zalone mi era veramente difficile aspettarmi una buona pellicola, anche se sapevo che qualche risata mi sarebbe stata strappata, ma fortunatamente mi sono dovuto ricredere. Che bella giornata è un film assolutamente divertente e decisamente piacevole, aggettivi che negli ultimi anni sono stati scritti raramente per il cinema italiano.
“Voglio gli introiti del film perché vengo nominato per ben una volta” |
Il personaggio principale è il solito cafone ignorante protagonista dei famosi sketch musicali visti in tv, a proprio agio nei panni di un tarantino trapiantato a Milano in cerca di lavoro come addetto alla sicurezza, che dà il meglio di sé proprio nel confronto tra la cultura della grande città e il proprio provincialismo disinteressato.
La semplice trama parla dell’incontro tra il protagonista ed una insospettabile terrorista araba, di cui il nostro si innamorerà perdutamente dando il via ad una serie di gustose gag, molte delle quali basate su giochi di parole spesso intelligenti. Al contrario dei volgari film natalizi, qua siamo davanti ad attori preparati, quasi tutti stereotipati ma recitati da caratteristi professionisti, tra cui Rocco Papaleo, il romagnolo Ivano Marescotti e il noto trailerista Herbert Ballerina (che poi si chiama Luigi Luciano).
“Ma io volevo fare l’usciere!” |
Molto difficile trovare difetti in questo film volutamente leggero ma da non sottovalutare, in cui gli sceneggiatori si son riservati anche l’opzione di infilarci qualche messaggio e polemica sociale all’interno, fortunatamente sempre sotto forma di simpatiche battute o scenette. La visione che viene data dell’Italia è la stessa che si sente descrivere nei discorsi da bar, ingenua e fatalista ma piacevolmente messa a disposizione del protagonista per acquistare ulteriori simpatie nonostante quell’ignoranza da schiaffi.
Difficile anche parlare male di Checco Zalone, l’ultimo grande personaggio cresciuto nel cabaret e passato con successo al cinema senza sputtanare sé stesso e il suo personaggio. E meno male che c’è lui, perché continuare a far riesumare personaggi di 30 anni fa ad Abatantuono e Banfi può funzionare solo come operazione nostalgica e non come futuro del cinema.
Che bella giornata, quindi, esce promosso a pieni voti, come il proprio protagonista, a cui si può solo augurare una lunga e sempre meritevole carriera, convinti che non avrà mai bisogno di prostituirsi con ridicoli film natalizi.