Continua l’opera di recupero e restauro nella speranza di donare nuova vita e fansss a vecchie recensioni scritte quando ancora mi facevo chiamare Lancilnove (senza numero). Quest’oggi riesumerò un vecchio testo, trasformato poi in video, del dimenticato quarto capitolo cinematrografò del famoso archeologo fetish (vedi alla voce “frusta e giacca di pelle”).
A suo tempo destò tantissimo interesse e successo sopratutto da parte mia, e mi complimentai per la simpatica idea di impostare una recensione come fosse una lettera indirizzata al redimorto Steven Spielberg. Buona lettura!
P.S. Per i meno avvezzi alla parola scritta, in fondo al post c’è la videorecensione con la mia brutta facciaccia!Egregio Sig. Spielberg,
Le scrivo per metterla al corrente della presa visione del Suo ultimo film da parte del mondo, quell’Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo che tutti stavamo aspettando.
Senza infierire sulla scelta del titolo, che sicuramente l’avrà fatta litigare con sua moglie e con tanti altri fans per il poco fascino trasmesso, vorrei soffermarmi, prima di ringraziarla per questo dono, su ciò che non è stato facile digerire.
“San Marino… Quasi 2015” |
Premesso che i primi tre film son piaciuti a TUTTI, devo ammettere che la sua scelta di ripetere alcune scene in maniera identica a quelle già viste in precedenza trasmette una pochezza di idee brillanti. Così il primo piano della ragnatela che balla ricorda troppo il finale de L’ultima crociata, il personaggio di Mac morto per avidità è troppo simile a Elsa e spesso le citazioni nascoste (tra cui una a un episodio de Le avventure del giovane Indiana Jones), per quanto belle siano, non offrono la boccata d’aria fresca che ci si aspetterebbe dopo 20 anni.
Fortunatamente non stiamo parlando della solita minestra riscaldata. Nonostante tutto, però, il canovaccio è sempre lo stesso.
L’immortale Galadriel |
La nemesi di Indy, Cate Blanchett, è un personaggio ragionevole e cooperativo e fondamentalmente meno violento dei precedenti, nonostante le sue continue minacce (che finiscono per far male solo alle formiche). I soldati russi, come i nazisti delle precedenti pellicole, son solo della carne da macello e a parte la prima scena, non risulteranno mai un problema.
La prima scena, appunto, è veramente evocativa. La scelta del periodo, dei costumi, dei filtri sulla telecamera e dei campi larghi ci aiutano ad entrare con estrema facilità in quel periodo così lontano dai giorni nostri.
Le caratteristiche chiave dei film di Indiana Jones ci sono tutte: monte Paramount in dissolvenza sulla scena iniziale del film, stessi caratteri per il titolo de L’ultima crociata e I predatori dell’arca perduta, Indy che insegna, voli in aereo con mappa in sottofondo, cappello che torna sempre nelle mani del proprietario (geniale per questo la scena finale che avrà impaurito non pochi fans), animali pericolosi di turno e sopratutto tanta tanta azione. Altre recensioni affermano che l’azione sia poca, ma secondo me in tutta la pellicola non si trova un solo minuto di noia, e l’azione è talmente tanta da farci chiedere più volte: ma com’è che Indy si trova qui? è stata spiegata ‘sta cosa?
Azione ubriacante |
La mancanza di Sean Connery non si fa sentire più di tanto, sopratutto grazie all’ottima (e inaspettata) prova di Shia LeBeouf, che si è stampato addosso un personaggio molto bello, carismatico e affascinante. Come Indy, di cui Lucas vuol farlo diventare erede nella prossima pellicola della serie, il giovane personaggio di Mutt ha un carattere tutto particolare, vanitoso ma simpatico, sportivo ma a tratti intellettuale. Insomma un gran bel personaggio.
Il nuovo erede di Harrison Ford sarà all’altezza del vecchio? |
Il ritorno di Marion invece risulta piuttosto superfluo e la sua presenza prende senso unicamente per una questione che non posso spiegare. Per il resto i suo battibecchi con Indy non sono male.
Qualcosa che invece fa storcere il naso è, mio caro Spielberg, la scelta di utilizzare alcuni effetti speciali di troppo, ma son sicuro che la colpa sia tutta di Lucas, sopratutto nella seconda parte del film, in cui la CGI viene sfruttata malamente e con una qualità non particolarmente espressiva.
Scene in computer grafica poco credibili! |
Le sensazioni che offre questo film sono discordanti: se da un lato è bellissimo vedere un nuovo Indy e la regia è pressoché perfetta, non si può dire lo stesso per la sceneggiatura, per certi dialoghi e, soprattutto, per lo sminuimento del personaggio principale.
Se nei primi episodi era un eroe incredibile e senza macchia, qua diventa lui stesso una macchietta. Evidentemente qualcuno doveva prendere il posto del padre di Indy, ma farlo prendere al protagonista stesso, forse come passaggio di testimone, sembra un po’ inappropriato…
Harrison Ford nel frattempo è un po’ invecchiato |
Ciò che ci offre la sceneggiatura è una inspiegabile mancanza di dettagli. Indy va alla ricerca di questo teschio di cristallo per puro spirito d’avventura, per un gioco iniziato chissà quanti anni prima con il suo amico Oxley, per poi ritrovarsi davanti quegli stessi russi che nella scena iniziale, non si sa come, l’avevano catturato per trovare un “artefatto” targato Roswell (chi vuol intendere intenda). Il ritorno di Marion non è spiegato bene proprio come non lo è il finale stesso.
Un finale così inaspettato e originale quanto già visto. Esso infatti si discosta veramente poco dal finale del videogioco Indiana Jones and The Fate of Atlantis, in cui la città misteriosa era Atlantide e non El Dorado (avete capito bene… la città d’oro… come nel seguito de Il mistero dei Templari) e la nemesi voleva diventare un Dio mentre qui… (beh, vedrete).
Volete saperne di più? |
In conclusione, mio caro regista, il suo film non convince del tutto e come fascino non si avvicina né a I predatori ne a L’ultima crociata, tuttavia rimane in linea coi predecessori per quel che riguarda l’avventura, l’azione e la simpatia (forse qui un po’ troppo ostentata).
Ciò che vorrei chiederle, però, è di non lasciarci in eredità questo film come ultimo capitolo della saga: la preghiamo tutti di offrirci nuovamente una pellicola stupenda, in fondo è già stato dimostrato che i film migliori di Indy son quelli col numero dispari. Non ci faccia aspettare altri 20 anni e sopratutto non ci privi di Harrison Ford, è lui l’unico Indiana Jones.
Ringraziandola per il suo tempo e la sua attenzione, le mando un plauso per la regia, ma rimando il lavoro dello sceneggiatore Koepp.
P.S. E la smetta con tutti ‘sti alieni nei suoi film…
BONUS VIDEORECENSIONE EDITION: