Termina così la “trilogia del Cornetto” del trio Pegg, Wright e Frost. Del cornetto perché in ogni film qualche protagonista acquista un Cornetto (Algida) di gusto e colore diverso dal precedente, ma legato strettamente al tema trattato.
Ne L’alba dei morti dementi il cornetto era rosso sangue, in Hot Fuzz blu, come la divisa dei poliziotti, e in questo La fine del mondo è verde-marrone (secondo wikipedia il colore della fantascienza… mah).
Dopo questa perla di saccenza, posso finalmente spendere due parole sul film.
La fine del mondo è un bellissimo film. Non sono sicuro che mi sia piaciuto più de L’alba dei morti dementi, ma indubbiamente ho trovato atmosfere e temi a me più cari rispetto Hot Fuzz (secondo me il più debole).
Per quanto lo stile e la narrazione siano molto simili al primo film della trilogia, in questo episodio viene sprecato più tempo a dare uno spessore – quesi sempre stereotipato – ai personaggi. Tutta la prima parte quindi appare piuttosto fine a se stessa, decisamente scollegata da ciò che succederà dopo, eppure dopo qualche secondo di riflessione ci si rende conto che l’obiettivo dello sceneggiatore era proprio quello di stupire lo spettatore con una svolta radicale a metà film, trasformando quello che sembrava un film psicologico in un divertente film d’azione.
Senz’altro riuscito in tutto, anche nel inaspettato epilogo, La fine del mondo dimostra ancora una volta la brillantezza di una scrittura inglese che strizza l’occhiolino, senza prendersi sul serio, alle più blasonate produzioni americane, superandole con un filo di gas.
IN UN AGGETTIVO: Apocalittico