Dalla simpatia malinconica di Pif arriva un nuovo film, tutto italiano, che racconta una storia italiana e che non si vergogna di essere italiano. Però un po’ sembra francese.
Benvenuti nel “Favoloso mondo di Arturo Poulain”.
La mafia uccide solo d’estate è un ottimo film. In Italia siamo sempre stati bravi a fare film sulla mafia, scendendo solo raramente nel pacchiano o su banali luoghi comuni. Sarà che chi ha vissuto la mafia sa di cosa parlare e chi non l’ha vissuta, per rispetto, si astiene dal farlo.
La storia di mafia raccontata da Pif non si inventa nulla, mostra con gli occhi di un bambino, la Palermo degli anni più bui che si possano descrivere. Il protagonista, Arturo, vive in un quartiere terribile, ma la sua innocenza di bambino lo porta a non avere paura di questa situazione, al contrario lo incuriosisce, lo fa fantasticare sul suo futuro, lo porta addirittura a vedere un idolo nella persona di Giulio Andreotti.
Crescendo, purtroppo la situazione nel suo paese non evolve, come non evolve il suo personaggio, naif fino alla penultima scena ma con una spiccata voglia di vivere, scoprire e lottare per realizzare i suoi piccoli desideri.
Il paragone con Il favoloso mondo di Amelie giunge facile, quasi automatico. L’altalenarsi di situazioni personali assurde e divertenti in un sottofondo storicamente accurato, la voce narrante fuori campo, le musiche melodrammatiche e le recitazioni calde ma distaccate, fanno di questa opera prima di Pierfrancesco Diliberto una apprezzabile poesia cinematografica.
Non giudica, non emette sentenze, non da consigli di vita. Semplicemente racconta una storia ambientata in un periodo specifico. Un periodo di cui si è detto molto ma forse non abbastanza.