Spigolando tra gli interrogativi di Yahoo Answers in cerca di quesiti interessanti mi sono imbattuto in una profonda domanda: “Qual è secondo voi il motivo per cui il cinema italiano fa così schifo?”
Mi sono messo d’impegno e dopo aver scartato il discorso fondi, attori quasi sempre pessimi, registi inqualificabili, storie ispirate a libri, o addirittura a canzoni, ho capito che il problema non va analizzato nei film moderni, ma nei capolavori del passato.Quando venivano sfornati capolavori, gli elementi comuni erano sempre questi:
– Uno o due attori caratteristi bravissimi attorniati da NON attori.
– Una rappresentazione stereotipata ma realistica del paese.
– L’amore come mezzo e non come fine della storia.
Se tutto ciò vi fa pensare a Fellini, a Fantozzi, ai film di Sordi o De Sica e Mastroianni, sappiate che a questo insieme va unita la filmografia di Moretti e di Troisi. Si parla quindi di film che funzionano, che tutt’ora divertono e coinvolgono.
Solo a questo punto si può fare un paragone con i film moderni per scoprire che i caratteristi sono stati tutti sostituiti da pagliacci da tendone, provenienti appunto dal circo di Zelig e affini. Esclusi questi, rimangono figli (o fratelli) raccomandati che sputacchiano mentre parlano. Non parliamo poi dei miseri tentativi di chiamare cinema le produzioni che incentrano il successo sulla presenza di personaggi televisivi (???) del momento che nulla hanno a che fare con la recitazione.
Ci salveranno loro… |
Il paese purtroppo viene mostrato alla Berlusconian maniera, quindi le ispirazioni dei giovani protagonisti comprendono solo il desiderio di apparire e lo spessore dei personaggi è talmente sottile da volar via insieme al ricordo stesso del film al primo sbuffo di vento.
C’è poi l’amore. L’amore nel cinema italiano moderno sembra essere tutto. Non si può rimanere soli, la solitudine uccide. Il sistema fa schifo, il paese è in rovina, ma noi abbiamo sempre il nostro amore.
I film che amo definire “generazionali” hanno veramente rotto il cazzo. Capisco i primi tentativi riusciti di Gabriele Muccino. Posso accettare i pregevoli PAZ e LAVORARE CON LENTEZZA, ma continuare a spingere in quella direzione lavorando di sottrazione ci può portare solo ad avere indecenze come la filmografia ispirata ai libri di Moccia.
Moccia… già, il ragazzone si merita una menzione a parte perché senza troppa fatica è riuscito a prendere per il culo i produttori. Attenzione, non gli spettatori, ma i produttori! Film come TRE METRI SOPRA IL CIELO fanno parte di quei rarissimi casi che dimostrano la ciclicità dell’esistenza (con buona pace di chi, come me, ha passato mesi e mesi a scrivere una tesi sulle teorie dei frattali). Con cadenza quasi regolare infatti, in Italia esce un film indecente che trova enorme successo nonostante gli evidenti limiti. Ricordate IL TEMPO DELLE MELE? Ecco.
…o ci salveranno loro? |
La fortuna di Moccia è stata quella di aver preso il treno giusto e, non domo, è rimasto in carrozza nonostante avesse pagato il biglietto per un tratto molto più breve. Ma prima o poi arriverà il controllore, e il nostro caro si troverà a pagare per tutto quello che ha fatto e che avrebbe voluto fare.
A questo punto dell’articolo è però giusto lasciare un briciolo di ottimismo al cinema italiano. Le speranze ci sono, si chiamano Toni Servillo e Valerio Mastandrea. Al momento non vedo altre opzioni. Certo, ci sarebbero ancora i vari Moretti e Benigni, ma vista la cadenza con cui si concedono alla settima arte, posso tranquillamente lasciarli tra i benefattori del passato. Ometto volontariamente i cadaveri, come Verdone: ormai ha già detto tutto quello che poteva dire.
Toni Servillo invece è l’attore completo. Non solo si adegua a tutte le parti, ma le rende più interessanti, le migliora. Cose per cui il signor Stanislavskij sarebbe fiero.
“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” (G. Andreotti) |
Mastandrea è il Dr. House de noaltri. Il personaggio perfetto a cui tutti vorremmo somigliare. Non c’è un solo film in cui sia diverso dagli altri, ma proprio per questo quello che fa lo fa sempre bene (sempre un po’ Morettiano: psicologico, riflessivo, ma comunque divertente).
Il cinema italiano quindi non è morto, ha solo smarrito la via, ma seguendo questo blog, vi garantisco che verrete sempre indirizzati verso i titoli giusti.
Nel frattempo recuperatevi NON PENSARCI, sia il film che la serie televisiva, e gridate insieme a me al miracolo italiano.
BONUS:
Filosofia in NON PENSARCI: