Ieri sera, uscendo con alcuni vecchi amici, mi sono tornate in mente le serate al bar e i discorsi che sentivo fare. Erano discorsi di vecchi scoreggioni, incentrati prettamente su politica e calcio.
Discorsi dove il vecchio meno decrepito si alzava in piedi, batteva il bastone a terra più volte e, alzando la voce, cercava di fare valere il proprio pensiero su quello degli altri.
Finiva sempre a tarallucci e vino. Quelli più deboli di cuore lasciavano la sala abbandonando la conversazione. Non si rovinavano le amicizie, anche perché l’alternativa a quel bar per qualcuno sarebbe stato l’ospizio, quindi tanto valeva mandare giù il boccone amaro e accettare che qualcun altro in quel locale dicesse cose diverse.
Era questione di tempo. Uno dei due presto o tardi sarebbe morto, e il pensiero dell’altro sarebbe rimasto.
“Non condivido la tua idea, ma morirei affinché tu possa esprimerla” (Dominic Toretto) |
Gli insulti volavano, così come le bestemmie che spesso coprivano le telecronache di Massimo Marianella, infastidendo noi infanti che in quel bar ci stavamo per noia o per guardarci le partite, negli anni in cui Tele+ era roba da ricchi o da pirati smanettoni.
Oggi tutta quella “cagnara” sembra essersi spostata direttamente su Facebook.
Fino a qualche tempo fa il compito principale della rete sembrava quello di informarci in tempo reale su ciò che accadeva nel mondo. Avrei scommesso i peli del naso che le votazioni, i referendum e, più in generale, la politica, quella vera, sarebbero tutti passati per il “tubo di internet”. Anche i vari movimenti politici più pionieristici ci credettero, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica verso i problemi del paese, nel nome della democrazia diretta.
“Belin, c’ho visto lontano!” |
Ora io non so se le chiacchiere da bar siano un esempio di democrazia diretta, ma mi sento di affermare con certezza che passare qualche ora su Facebook sia veramente poco diverso da quei pomeriggi o serate al bar.
Per quel che mi riguarda vado su Facebook per leggere le notizie del giorno, come facevo al bar con gli amici. Per qualche mio compare Facebook è videogiochi, proprio come lo era il baretto in quelle interminabili partite a Metal Slug o Puzzle Bubble. Per altri è la partita a poker. Il tutto collegato da quella chat, là in basso, che rende le ore passate davanti al computer meno noiose, e limita la sensazione di sprecare tempo.
Ma Facebook ha anche un risvolto molto più oscuro e negativo.
La parte oscura di Facebook |
Ignorando completamente discorsi psicologici (che magari rimando all’eminente Dr.B) sul fatto che Facebook ci fa sentire virtualmente importanti, non va però ignorato il potere di questo media.
Se i vecchietti del bar già a quei tempi si scannavano, prendendo parti diametralmente opposte parlando di Berlusconi, la fortuna era che quei discorsi rimanevano confinati in quei bar.
Se “Benny Bracciocorto” fosse entrato in un altro bar, nessuno l’avrebbe riconosciuto come “Benito il fascista”. Magari dopo qualche giorno l’avrebbero riconosciuto come “un coglione”, ma alla fine era un coglione per quelle poche persone.
Oggi essere un “coglione” su Facebook significa diventarlo a livello nazionale, con il rischio di finire sui giornali, se non peggio in tribunale.
Al bar non ho mai sentito nessuno voler denunciare qualcuno per aver detto più o meno ironicamente: “Quel politico, se lo vedessi per strada, lo riempirei di mazzate“. La stessa frase scritta su Facebook cambia totalmente tono, e se nella realtà è stata detta con ironia, nella rete ce la si immagina con la voce bassa e minacciosa di un personaggio di Spartacus con la faccia di un pazzo pervertito.
“Ora chiudo, vado a fare la lavatrice” |
Inoltre non va ignorato il fatto che i discorsi su Facebook sono gli stessi del bar, ma con fazioni più numerose. Personalmente trovo agghiacciante leggere come tutti si lamentino dei politici che hanno votato dicendo: “bisogna fare questo, non quello… i soldi li devono prendere a lui, non a me… “.
Chiudo il post facendo un esempio.
Qualche tempo fa ho trovato su Facebook un gruppo che proponeva la creazione di uno stadio di calcio per risanare l’economia locale. Idea propositiva, magari non realizzabile, ma propositiva.
Tra i commenti ne spiccava uno: “Ma cosa stadio??? Ci mancherebbe solo che lo stato si mettesse a spendere soldi così! La soluzione sarebbe fare una bella pista di pattinaggio al coperto, che lavora tutto l’anno…”
Credo che sia chiaro il punto. Con le chiacchiere da bar, oggi diventate chiacchiere da Facebook, non si va da nessuna parte. Ci sarà sempre qualcuno che si opporrà con forza alle tue idee per avvalorare le proprie.
L’unica cosa in cui forse siamo tutti d’accordo è questa: NON VA MAI BENE UN CAZZO!