Il mio primo Stephen King

stephen-king-young_thumbC’è chi mi potrebbe considerare un folle. Chi un ignorante. Probabilmente i veri puristi preferirebbero considerarmi fortunato.

A 30 anni, con un romanzo pubblicato alle spalle, non avevo mai letto King.

Non mi viene in mente un motivo preciso, ma sicuramente posso mettere sul piatto un bel concorso di colpe per giustificare questa mia mancanza:

  1. I libri di King, secondo i miei standard, sono quasi tutti abnormi, e quindi troppo impegnativi
  2. L’autore è talmente tanto conosciuto che, pur non avendolo mai letto, so tutto di lui e di gran parte dei suoi romanzi
  3. Praticamente tutto ciò che ha fatto ha avuto una sua trasposizione cinematografica più o meno riuscita… per ricollegarci al punto 2, non me ne son persa una.

Sul piatto della bilancia, tuttavia, dovevo metterci, e quindi fare i conti, con la sensazioni che mi stavo perdendo qualcosa di grandioso. Qualcosa da cui avrei potuto imparare molto sulla scrittura. Sommando il fatto che, nei suoi racconti c’è quasi sempre di mezzo il mistero, le attenuanti per non leggerlo mi sembravano sempre più insufficienti.

La spinta decisiva è però arrivata grazie al suggerimenti di Michele Massari, il regista di The Last Alchemist”, che, amando come me i racconti sui viaggi nel tempo, mi ha suggerito senza riserva di leggermi “22/11/’63”.

Il mio primo King

Il mio primo King

Ovviamente la sfida è stata molto dura: oltre 700 pagine di brossura mi sembravano impossibili da portare al termine… ma con l’aiuto di iPad e Kindle Paperwhite, l’esperienza è risultata, fortunatamente, più “leggera”.

Il romanzo effettivamente parte da subito molto bene, mi prende, mi affascina e passa veramente poco prima che entrino in gioco i viaggi nel tempo. Ed è subito tripudio di miccette!

Il viaggio nel tempo è il mezzo, come si capiva leggendo la trama, che sfrutta il protagonista per salvare Kennedy durante lo storico attentato, convinto che, in seguito, la storia avrebbe preso una piega migliore.

Il romanzo in formato brossura

Il romanzo in formato brossura

Le prime e le ultime 200 pagine sono, senza dubbio, una lettura interessantissima, che affronta i viaggi nel tempo da un punto di vista a metà tra il classico e l’originale, insistendo sul solito butterfly effect, ma sottointendendo (e infine giustificando) una soluzione ai paradossi temporali piuttosto originale.

Purtroppo, le altre 300 pagine centrali, sono state una delle esperienze più noiose che abbia fatto. Senz’altro aiutano il lettore a immergersi negli anni ’50 e in una storia d’amore abbastanza classica, ma personalmente, mi sembravano non passare mai.

Precisamente

Precisamente

Fortunatamente, l’antefatto è stato talmente potente da farmi desiderare di vederne le conseguenze, così, stringendo i denti,  ho continuato a leggere, quasi fosse un noioso compito che vorresti evitare.

Dunque la mia prima esperienza di leggere King è stata altalenante, ma comunque molto istruttiva.

Nel mio romanzo, quando rileggevo, tendevo a cancellare tutto quello che mi pareva superfluo, inutile, lasciando unicamente materiale che dava informazioni per il bene della storia e dell’evoluzione dei personaggi. Non mi son perso in eccessive descrizioni atte a creare un’atmosfera che, volutamente, preferisco lasciare alla fantasia del lettore che alla mia.

Quello che ho imparato e che se le mie 170 pagine fossero state diluite fino a 300, forse sarebbe stato accettabile lo stesso.

Ora che ho preso confidenza con King, mi aspettano una serie di tomi piuttosto impegnativi: “L’ombra dello scorpione” e la saga de “La torre nera”. Ce la potrò fare?

 

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