Da fan della serie “Il trono di spade” non potevo esimermi dal parlare di questa nona puntata della terza stagione. Non ho letto il libro, ma gran parte della storia me la son fatta spoilerare al termine della prima serie, convinto che non mi sarei ricordato niente una volta arrivato il momento. Fortunatamente, o purtroppo, avevo ragione.
Questa penultima puntata parte soft. Fondamentalmente niente lascia pensare che ci potranno essere punti di svolta importanti. Edmure Tully si deve sposare, ma si sapeva già. Arya deve rincontrarsi con la madre e il fratello, ma si sapeva già. John Snow fa il duro dal cuore tenero per non sfigurare, ma si sapeva già. Niente di nuovo insomma. Quello che ci si poteva aspettare era una spettacolare battaglia nella storyline di Daenerys Targaryen. E invece no.
Come è successo spesso in questa stagione, tutte le storie rimangono incompiute, senza nemmeno sforzarsi di metterci un cliffhanger a destare interesse. Così, fino a 5 minuti dalla fine si rimane con la paura di aver assistito ad una stagione di transizione. Bella, per carità, ma molto di transizione.
E poi arriva il fattaccio. Si chiudono le porte e l’orchestrina comincia a intonare “Rains of Castamere”, canzoncina Lannister già sentita nella stagione precedente prima della battaglia delle Acque Nere. Da qui, fino alla fine, l’ansia sale, inevitabilmente destinata e portarci ad un profondo sgomento.
La messa in scena perfetta raggiunge l’obiettivo di far sentire lo spettatore dentro l’azione, impotente davanti a quello che gli viene mostrato.
Un po’ come era successo per la morte di Ned Stark, avviene l’impensabile, in un momento inaspettato, in una maniera terribile.
Forse la questione è stata risolta troppo velocemente, ma tirarla per le lunghe, o sforzarsi di mostrare più chiaramente la psicologia dei personaggi in quel momento avrebbe rischiato di far scemare l’attenzione.
Forse non è la puntata migliore vista fino ad oggi, ma senza dubbi è la più efficace.